Monthly Archives: June 2014

Zia Yentl; Ovvero il Desiderio di Raccontarsi di Quelli Senza Voce

 

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Vi siete mai domandati perche’ raccontiamo storie?

Se facciamo attenzione, in ogni cultura, possiamo notare come sia forte e spesso impellente il desiderio di passare ad altri una conoscenza precisa oppure una diceria vaga e senza confini se non quelli delle storie stesse, ondivaghe, che  fluide passano da persona a persona.

” I talenti epici sono piuttosto frequenti in Oriente. In ogni famiglia c’e’ uno zio che sa raccontare storie. si tratta per lo più’ di poeti silenziosi che rimuginano tra se le loro storie, oppure le inventano al momento e le modificano mentre le raccontano” annota nel suo libro sugli ebrei orientali Joseph Roth (Joseph Roth, Ebrei Erranti, Milano 1985, il libro apparve per la prima volta a Berlino nel 1927 presso le edizioni  ‘Die Schmiede’). Ancora Walter Benjamin come “Considerazione sull’opera di Nicola Leskov” aveva predetto la morte dello scrittore-narratore, di colui cioè’ che costruisce la sua narrazione sulle storie raccontate da altri.

Provate ad immaginare, in qualsiasi tradizione popolare una figura come ad esempio quella della zia Yentl, tipica della tradizione letteraria dell’Europa Orientale. Esattamente come fa la zia Yentl nel racconto L’Immagine (Isaac Bashevis Singer, L’Immagine, Milano 1987, traduzione di Mario Biondi): Zia Yentl si sfrego’ la fronte, quasi si fosse dimenticata che ne aveva in mente una. “Che cosa? Ah si! E’ successo a Krashnik…”

Il raccontare storie e’ un’arte antica e condivisa da molti popoli. A volte quest’arte rivive laddove era stata dimenticata o smarrita.

Noi dobbiamo raccontare. I poveri e derelitti lo fanno spesso. Se vi fermate per strada a parlare con un vagabondo, di quelli che puzzano e sono vestiti di cenci neri e lisi simili ad un cielo invernale ricco di nuvole grasse, potreste scoprire gemme inaspettate.

Ho scoperto da tempo, che quelli che noi riteniamo senza voce, invece a volte, ne hanno una molto forte.

Impariamo ad ascoltarli.

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The Highway of Tears

 

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They really have no voice.

In the northern region of British Columbia, Canada, there is a highway that has become known as the Highway of Tears.

If you drive there, and you forget the high trees, dense forest, and majestic mountains peaks that you can see in a distance, you will realize that you are driving on a strip of road that, since1962, has seen the disappearance  of 582 women and girls.

The missing women and girls are all indigenous.

Almost forty percent of them disappeared after the year 2000. No one knows why; the Government of Canada does not investigate. They have just vanished, evaporated into the thin air of this isolated part of Canada.

We have committed so many crimes against the indigenous population. We have killed them. Ignored them. Stolen from them. Humiliated them. They have indeed became a marginalized footnote in history. Just like these 582 women victims of violence.

At least let us try to remember them

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Shmul-Leibel e Shoshe, A Love Story

Older love

Oggi sono stanco di leggere e di vedere intorno a me storie negative, fatte di morte, terrore e merda.

Dunque ho deciso di offrirvi una storia d’amore; quella di Shmul-Leibel e Shoshe, protagonisti di  Breve Venerdì, uno dei racconti piu’ toccanti della letteratura europea dello scorso secolo, scritto da Isaac Singer  e definito da Claudio Magris “uno dei più bei racconti coniugali della letteratura contemporanea”.

Questo racconto e’ storia di un amore vero. Quello grande che resiste al tempo pur mantenendosi vivo e costante. I due protagonisti di questa storia Shmul’Leibel e Shoshe appunto racchiudono in loro tutta l’essenza dell’amore stesso; la completa unione delle due anime e la fusione del loro spirito. Addirittura sino al sacrificio finale.

Shmul-Leibel e Shoshe si amano di un amore profondo e romantico, seppure senza mai diventare tragico. La loro e’ una semplice storia d’amore di quelle che ne vorresti sempre. I due vivono la loro vita semplicemente, nella loro dignitosa povertà’, ricchi della felicita’ coniugale e nel rispetto delle loro leggi. “Shoshe lo aiutava in tutti i modi possibili, ogni giovedì andava a ore presso le famiglie ricche per lavorare la pasta […]. Era inoltre una sarta più’ brava del marito, e quando lui incominciava a sospirare oppure si gingillava e borbottava tra se e se […] Shoshe gli toglieva il gessetto tra le mani e gli mostrava come doveva continuare”.

Anche se pura, non manca la sensualità , ma si tratta di un’espressione del corpo tesa a soddisfare l’anima più che i sensi stessi. I due si amano profondamente e da qui nasce lo stupore di Shmul-Leibel; “Egli avrebbe voluto rispondere, e invece le suggello’ le labbra con un bacio. Poi la prese e ne amo’ il corpo. Ogni volta che Shoshe gli si concedeva, il miracolo della cosa lo stupiva di bel nuovo. Com’era possibile che lui, Shmuel-Leibel possedesse un simile tesoro tutto per se’? […] A questo punto le accarezzo’ il viso, il collo e i seni […] e Shoshe che lo amava e traeva piacere dalle sue carezze, lo lascio’ fare”.

Marito e moglie sono due personaggi in uno. L’uno non potrebbe esistere se non esistesse l’altro. Essi si completano perfettamente in un’armonia rara, abbracciati alla perfetta stesura narrativa del racconto. Anche la morte stessa e’ solo apparente. Mero passaggio da uno stato fisico a uno spirituale e di gran lunga migliore, dove regna la felicita’ assoluta. ” Si, i brevi anni di tumulto e di tentazioni erano finiti. Shmuel-Leibel e Shoshe avevano raggiunto il vero mondo. Marito e moglie tacquero. Nel silenzio udirono un battito d’ali, un canto sommesso. Un angelo di Dio era venuto a guidare Shmuel-Leibel e sua moglie Shoshe in Paradiso”

 

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A List of Unpleasant Places (not in alphabetic order)

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A list of countries where children have been forced into combat. They have been Killed. Raped. Injured.

 

Pakistan. India. Nepal. Iraq. Afghanistan. Myanmar. Thailand. Philippines. Srilanka. Yemen. Somalia. Sudan. South Sudan. Dr Congo. CAR. Ivory Coast. Chad. Libya. Mali. Lebanon. Israel. Palestine. Columbia.

 

(from 2013 annual report of the UN Secretary-General on children and armed conflict)

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