
Apro una finestra e vedo la gente che a Gaza corre a nascondersi. Ne apro un’altra e osservo persone impaurite che a Tel Aviv cercano rifugio dai missili di Hamas.
Se guardo ancora più lontano vedo bambini che vengono usati come scudi umani a Damasco, solo che in questi giorni se ne parla di meno. Dalle mie finestre vedo qualcuno che a Chicago spara a una ragazzina davanti alla sua scuola. Cosi’ senza motivo.
Le mie finestre sono grandi e danno sul mondo. Le apro ogni tanto per cercare la luce e far entrare aria nuova ma troppo spesso vedo una bambina che corre a nascondersi da qualche parte (come la bambina dal cappottino rosso del film di Spielberg, ricordate?), che ha perduto i genitori uccisi da granate e missili costruiti da noi, gente perbene, che viviamo cosi’ lontano da quelle strade polverose e piene di buche, anzi crateri.
Non illudiamoci: le armi che stanno uccidendo i bambini in Israele, in Siria, e in altre parti dolorose non sono costruite a Gaza oppure nel Mali, non vengono dalla luna. Sono frutto della nostra tecnologia e del nostro mercato. Solo che noi ce ne dimentichiamo spesso.
Dalle mie finestre vedo le nostre mani sporche di sangue.
Solo che noi ce ne fottiamo. Oh yeah.
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